La Voce del VinaioCAMBIAMENTII CLIMATICI NEL CALICE

CAMBIAMENTII CLIMATICI NEL CALICE

Che i cambiamenti climatici stiano impattando in modo importante sul mondo dell’agricoltura è noto ormai a tutti.

Dai tanti amici vignaioli apprendo che l’anticipo della vendemmia è un fenomeno sempre più amplificato, dovuto all’innalzamento delle temperature che spinge sulla maturazione zuccherina delle uve, rischiando però una non completa maturazione polifenolica.

Ma gli impatti di questo andamento li posso notare direttamente nel calice.

Già osservando uno scaffale di bottiglie è evidente come sia sempre più comune trovare dei vini che superano i 14 gradi di volume alcolometrico. Questo è un marchio tangibile delle annate più calde, in cui l’accumulo di zuccheri nelle uve arricchisce i vini di alcol come non succedeva un tempo. La concentrazione di zuccheri e profumi è sì dovuto anche a rese più basse, in nome della qualità, ma certi livelli sono dovuti per lo più al così detto global warming.

Vendemmie anticipate si manifestano anche col fatto che a novembre abbiamo i vini altoatesini già pronti da bere. Fino a qualche anno fa non li trovavi in vendita prima di fine anno.

Ma tornando al calice, vendemmie anticipate possono dare tannini poco maturi. Immaginando di non intervenire in cantina con vinificazioni aggressive, il risultato organolettico può essere quello di salvare la freschezza del vino pagando il prezzo di un retrogusto amaricante non sempre piacevole.

Il cambiamento climatico può nascondere anche delle belle sorprese però. Lo spostamento verso nord, per il nostro emisfero, della viticoltura può portare sulle nostre tavole dei vini che fino a qualche anno fa non pensavamo nemmeno che potessero esistere, come gli spumanti metodo classico provenienti dal Sud dell’Inghilterra, anche di ottima qualità, ma ormai l’areale di coltivazione della vite si spinge addirittura alla Svezia, che vede ormai una quindicina di produttori, che principalmente utilizzano vitigni PIWI.

Non cambia solo la latitudine, ma anche l’altitudine delle fasce vitabili. Zone un tempo abbandonate stanno assistendo ad una rinascita vitivinicola inaspettata fino a 10 ani fa, e non solo al nord. Sull’Etna si coltiva la vite ormai fino ai mille metri di altitudine.

D’altro canto il sud deve fare sempre più i conti con i problemi legati alla siccità e agli eccessi di calore, col rischio di perdere parte del raccolto.

Nonostante tutte le sfide climatiche che devono affrontare i vignaioli, grazie alla loro esperienza e alla ricerca di nuove tecniche, come i vitigni piwi, i trattamenti mirati e la cura costante in vigna, possiamo ogni anno bere degli ottimi vini, frutto di impegno e sacrificio.

Un po’ ovunque la viticoltura sta diventando eroica, ricordiamocelo quando apriamo una bottiglia.

Dentro ad ogni calice di vino c’è il lavoro di molti vignaioli coraggiosi, che scommettono ogni anno con gli imprevisti del cielo, della terra e della politica.  Ma l’uomo ha da sempre imparato ad adattarsi ai cambiamenti, e continuerà a farlo. Finché c’è vino c’è speranza.

 

La proposta del Vinaio:

WISTON

CUVEé BRUT

Vol%: 12,5

Vitigni: 60% Chardonnay, 30% Pinot Nero, 10% Pinot Meunier

Abbinamento da provare: ostriche Whitstable